giovedì 31 luglio 2014

Creare gioielli


Io creo gioielli. Faccio bigiotteria con perline, nastri, fettucce, bottoni, filo metallico, pasta sintetica e chissà che altro. Ho iniziato alcuni anni fa (2007? 2008? O forse 2009? Mica mi ricordo...) perché ho sempre avuto una passione per gli orecchini. Sono l'unico gioiello che ho quasi sempre portato da quando a 8 e 10 anni feci i buchi alle orecchie (sì, due volte perché la prima avevo dovuto farli richiudere). 
Quando esco di casa mi fa strano non avere qualcosa che oscilla dolcemente dai lobi delle orecchie, è come uscire senza cellulare, mi sento nuda ed esposta. 

Comunque, il punto è che gli orecchini non mi sembravano così difficili da realizzare. Volevo provare a farne per conto mio e acquistai monachelle e perle. Quella volta non sapevo niente di niente in materia e non avevo calcolato che senza gli strumenti giusti è un'impresa impossibile. Così recuperai pinze e tronchesi e da lì in poi le cose filarono lisce. Ottenere risultati anche solo infilando perle sui chiodini a T è semplice e veloce. Tempo pochi mesi e cominciavo ad avere la mia piccola collezione di orecchini di colori diversi per ogni occasione. 

E' un passatempo creativo che mi ha aiutato a staccare la testa dallo studio o in generale da tutti quegli hobby che richiedono lavoro non manuale (come la lettura) e di cui io sono sempre stata piena. Mi serviva staccare la spina ogni tanto e realizzare qualcosa con le mani, FARE effettivamente senza dover rimuginare troppo. E mi è stato utile. Ora so fare qualcosa di carino e ho un portagioie traboccante di roba che uso quotidianamente.

Nel corso degli ultimi anni ho portato avanti questo passatempo un po' a intervalli, c'erano periodi in cui ogni giorno realizzavo qualcosa e periodi in cui nemmeno guardavo le perline per mesi. L'anno passato, trovandomi con molto più tempo a disposizione, mi sono cimentata in tecniche più complesse, che richiedono più materiale (e quindi una spesa maggiore), più tempo, più pazienza e spesso ago e filo (e il mio cucito normalmente si limita al minimo indispensabile per la sopravvivenza dei calzini bucherellati...).
Sono ancora in questa fase di sperimentazione, ma posso dire che in un annetto ho fatto passi da gigante rispetto a quello che creavo prima. Molte, molte più soddisfazioni e anche un sacco di complimenti da amici e conoscenti XD Ho iniziato a fotografare le creazioni per tenere una traccia anche di quelle che ho venduto o regalato e visto che questo è il blog in cui parlo di quello che faccio e che mi piace, a me piace fare gioielli, perciò ho tutta l'intenzione di pubblicare qui le foto delle mie creazioni e spiegare da dove è venuta l'ispirazione, cosa mi piacerebbe creare e in che modo.
Quindi prometto molto presto delle fotografie, devo solo scegliere con cosa cominciare e qualche altro piccolo dettaglio :)

giovedì 17 luglio 2014

Sui pg di Once upon a Time


In questi giorni sto guardando la terza stagione di Once upon a Time. E' uno dei telefilm degli ultimi anni che mi piace di più. 
Ho sempre adorato quello che ha a che fare con fiabe, leggende, folclore e mitologia *u*
Sono a metà della stagione e finora non posso fare a meno di ammirare il personaggio di Peter Pan.

Non fatevi ingannare dal sorriso!


La sua interpretazione malvagia (non del tutto lontana dall'originale) è l'incarnazione perfetta di tutti quegli aspetti per cui i bambini sono pesti e per cui gli adulti sono subdoli: ha sempre l'aria di divertirsi a compiere cattive azioni per far penare gli altri e insieme è mortalmente serio nei suoi intenti; non si pente perché non sente rimorsi e il futuro è per lui infinitamente aperto a qualunque strada; sembra agire d'impulso in base ai suoi capricci ma ha in mente un piano che porta avanti a piccoli passi manipolando ragazzini ribelli e adulti navigati come fossero marionette, con un'abilità che fa impallidire i cattivi più celebri di tante storie. Tradisce e pugnala alle spalle anche i pochi pg a cui stava a cuore o che ha mai avuto a cuore, persegue solo il proprio interesse personale restando fedele a se stesso. 





Nella sua logica totalmente antisociale è ammirevole. E' furbo, intelligente, suadente, determinato e drastico. E, cosa importante in un'opera cinematografica, l'attore che lo interpreta è perfetto per il ruolo, con quell'aria da furbetto affascinante. Sembra proprio che prenda in giro lo spettatore. Lo adoro.






Ripensandoci adesso che la scena principale non è più su Neverland (sono poco dopo la metà della stagione), mancano gli indiani. Isola che non c'è: ci sono i pirati, la giungla, le sirene, i Bimbi Sperduti, Peter Pan, Trilli, Wendy, John e Michael Darling, ma non ci sono gli indiani. Ammetto che ho sempre pensato che in quella storia gli indiani ci stessero come cavoli a merenda, ma visto  che Once upon a Time è una riscrittura intelligente di tante storie ben note, le svecchia e reinventa in modo originale, è quasi un peccato che non siano stati inseriti anche gli indiani.

Lo sguardo da furbetto

Peter Pan a parte, la serie ha degli effetti speciali mediocri, ma davvero chissenefrega, è l'ultima cosa di cui una serie dovrebbe vantarsi, perché il telefilm ha la cosa migliore: una sceneggiatura coi fiocchi. Dopo tre stagioni regge ancora in maniera invidiabile, il materiale a disposizione è immenso e continuano a fioccare nuovi pg ad arricchire la trama e nuovi flashback a creare domande e svelare misteri. La struttura temporale con salti continui e la grande varietà di pg sono i punti i forza della serie assieme al background folclorico che fa presa sull'immaginario condiviso di ogni spettatore. Certo i rimandi ai film Disney sono palesi, ma Once upon a Time non si limita a quello e scava nella tradizione orale (e non solo) dell'intero emisfero occidentale. E' un tuffo nei ricordi d'infanzia e nell'immaginario collettivo. E' come tornare sempre a casa eppure trovarla ogni volta piacevolmente nuova.

In tutto questo tripudio di complimenti (Nooooo! Non sono mica una fan, io!), ho anch'io dei personaggi che mi stanno sulle scatole. Si tratta di Aurora, alias la Bella addormentata, e Jiminy Cricket, cioè il Grillo parlante.

Ecco che fa gli occhioni dolci al principe
Aurora è una principessa ingenua e sempre piuttosto ottimista. Detta così sembra uguale a Snow/Biancaneve, solo che Snow ha anche molti atteggiamenti per niente da principessa in pericolo: sa usare le armi, sa essere testarda, sbaglia e sembra molto più umana. Invece Aurora è... una sorta di Lucia Mondella: ingenua al punto da essere ridicola (sì, nutro un odio personale per quasi tutti i pg dei Promessi sposi...). La trovo irritante nonostante gli occhioni azzurri che hanno steso il principe Philip, e poi in quel triangolo io tifavo per Mulan
                                               
Molto meglio così che in forma umana u_u
Jiminy, che OVVIAMENTE doveva fare lo psicologo, è, sì, la voce della coscienza, ma la voce che scoccia e basta. E' quel brusio fastidioso che dovebbe rappresentare lo spirito etico di ognuno, ma che alla fine suggerisce sempre opzioni impraticabili (almeno secondo me). E' quello che dà consigli a destra e a manca e suggerisce male senza riuscire veramente a mettersi nei panni dei suoi pazienti. Mi dà sui nervi tanto quanto Aurora se non di più.


Ma quant'è brutto il suo vestito!

Poi c'è la Fata Turchina (alias Blue Fairy). Non mi piace granché. Non la odio ma non mi sta simpatica. Parla tanto di fare la cosa giusta, di essere buoni etc, ma finora a me è sembrata solo una rigida bacchettona. Speriamo migliori. 

E quasi dimenticavo: Snow White da bambina. Insopportabile. La foto non ce la metto, non la voglio proprio vedere XD




Ci sono davvero tanti personaggi di cui parlare, ma per oggi ho detto la mia. Tornerò più avanti a cianciare sui personaggi che adoro. Prossimamente! ;D

mercoledì 9 luglio 2014

Dimmi che è vero

Un annetto e mezzo fa mi sono imbattuta in un romanzo m/m. Pur leggendo fanfiction yaoi e altro materiale originale online da anni, non avevo mai preso in mano niente di effettivamente pubblicato da una casa editrice. Il romanzo mi è piaciuto tantissimo (era Promesse di Marie Sexton) e, tra i vari tentativi di ampliare la mia conoscenza del genere, qualche giorno fa ho letto un altro ebook della stessa casa editrice, Dreamspinner Press
Il libro in questione è Dimmi che è vero di T.J. Klune.




Qualche info:

TITOLO: Dimmi che è vero
AUTORE: T.J. Klune
EDITORE: Dreamspinner Press
ANNO: giugno 2014
PAGINE: 398
FORMATO: ebook
TRADUTTORE: Claudia Milani





Il libro è narrato in prima persona dal punto di vista di Paul Auster (sul serio si chiama così! Come lo scrittore! XD), impiegato di un'azienda assicurativa, bello in carne, tragicamente ingenuo, logorroico, imbranato e di buon cuore. Il suo problema? E' completamente privo di fiducia in se stesso. Non si sente mai adeguato, in parte per il suo aspetto fisico e in parte per la sua timidezza con le altre persone. Quando si sente a disagio comincia a parlare a vanvera citando cose fuori contesto come se parlasse tra sé e sé e finisce per fare la figura dell'idiota. Perciò il suo piccolo mondo sicuro si limita alla casetta che condivide con un cagnolino a due zampe chiamato Rotelle, all'amico Sandy, drag queen e star locale conosciuta col nome di Helena Handbasket, e alla soffocante, assurda e premurosa famiglia composta da madre, padre e nonna.
Una sera, durante uno degli spettacoli di Helena nel club gay della città, Paul si sente osservato e si ritrova addosso gli occhi di un ragazzo stupendo che lo fissa tra il pubblico. Sfiga vuole che Paul gli sputi addosso del whisky (lunga storia... non sto a spoilerare) e a fine serata Paul se ne torna a casa solo come sempre.
Ma un paio giorni dopo arriva in ufficio un nuovo dipendente, che altri non è che il misterioso bellone del club. Che a quanto pare si chiama Vincent Taylor e ha deciso di fare a Paul una corte spietata (nonostante il whisky!).
Paul non si capacita: com'è possibile che un ragazzo così bello, che potrebbe far cadere ai suoi piedi chiunque, voglia uscire proprio con lui, cicciottello e imbranato? Ma Vince è più che deciso e pare proprio che Paul non avrà scampo :)
E questo è solo l'inizio. Le cose poi si evolvono in fretta, anche grazie all'ingerenza nella vita dei due delle rispettive famiglie.

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Non ridevo così tanto leggendo un libro da un po' di tempo. A leggerlo così, in estate, di notte e con la finestra spalancata, le mie risate si saranno sentite fino al palazzo di fronte XD
In pratica la trama si srotola attraverso una carrellata di sensazionali figuracce del protagonista. Paul trova sempre il modo di rendere una conversazione o una situazione davvero imbarazzanti,  roba da volersi seppellire vivi per aver buttato la vita sociale alle ortiche. Di certo all'effetto esilarante contribuiscono anche gli altri personaggi, specialmente i dialoghi tra la madre, il padre e la nonna. E anche Vince è lungi dall'essere il macho perfetto che appare inizialmente agli occhi di Paul.

Il linguaggio è gratuitamente volgare. E gratuitamente vuol dire che in gran parte del libro si poteva ottenere lo stesso effetto comico senza usare parolacce o senza fare riferimenti espliciti al sesso o a parti anatomiche. Chiariamoci, il linguaggio volgare anche ci sta se caratterizza un pg in particolare, un ambiente culturale o sociale specifici, insomma deve avere un motivo, altrimenti è solo volgarità gratuita che non aggiunge proprio niente al libro che sto leggendo, anzi, casomai è d'intralcio. Infatti qui mi ha dato un po' fastidio, specialmente all'inizio. 

Ma sorvolando in generale sul linguaggio, l'altra cosa che non mi è piaciuta è che talvolta gli sproloqui di Paul sono davvero eccessivi. Troppo lunghi per poter reggere senza un moto di stizza un dialogo senza senso. Un po' di nonsense va bene, fa capire al lettore la personalità di Paul e la sua tendenza a straparlare, ma qui si tratta di paragrafi interi che vengono quasi subito a noia. 

Le figuracce rovinano l'atmosfera anche nelle scene serie o drammatiche (ci sono anche quelle). Non è la fine del mondo, anche se l'ho trovato un attimino spiazzante.
Situazioni e personaggi sono poco realistici, però non credo che abbia davvero importanza in questo caso.
Non è di certo fondamentale, ma la copertina è atroce. Veramente brutta. Sembra l'esperimento di un novellino con Photoshop. E vabbè, tanto una volta superata la prima pagina non la si vede più.

Prima di iniziare la lettura, consiglio caldamente la visione di un film, Kiss Me (in originale She's All That), commedia adolescenziale del 1999, in cui Zack, ragazzo più popolare della scuola, scommette con gli amici che riuscirà a trasformare Laney, sfigata con la passione per l'arte, in una ragazza alla moda e desiderabile, facendole scalare la vetta della gerarchia liceale. Vi lascio immaginare il finale.
La visione pre-lettura è quasi necessaria per i continui riferimenti di Paul a Freddie Prinze Jr., l'attore che interpreta Zack. Il nostro antieroe conia il verbo "freddiprinzejuniorizzare" per dire che non crede alla sincerità dell'approccio di Vince nei suoi confronti e che si aspetta da un momento all'altro di scoprire di essere stato bellamente preso in giro (il titolo la dice lunga).
Con mia somma fortuna, io conoscevo il film da un pezzo ben prima che Dimmi che è vero fosse anche solo abbozzato, ma immagino che senza conoscere la trama della pellicola i riferimenti non siano granché chiari, ergo guardatevi il film (alla peggio è sufficiente questa breve spiegazione per evitare problemi durante la lettura).

Alla fine mi sono comunque divertita a leggerlo. E' passato in una notte e mi ha sollevato il morale facendomi rotolare dal ridere
                                                  


sabato 5 luglio 2014

Books! Books everywhere! Part II

Come promesso l'altro giorno, ecco qua gli altri libri che ho acquistato di recente sfruttando un buono e gli sconti sulle bancarelle dei libri usati ;)



Il secondo volume delle indagini di Amelia Peabody. 
Poche settimane fa ho letto il primo, La sfida della mummia (probabilmente ne riparlerò), e l'ho trovato davvero carino, anche perché l'ambientazione egiziana della seconda metà dell'Ottocento, con il suo nascente fermento archeologico, esercita un certo fascino su di me.
Stavo pensando se acquistare questo libro negli ultimi giorni e, be', è stato proprio destino perché, entrata in libreria e diretta al reparto dei gialli, questo era l'unico volume disponibile di tutta la saga, che al momento ne conta ben 12 in edizione italiana (su 19 totali). Quindi uno su 12: l'universo voleva che lo acquistassi!








Il libro primo della trilogia della Prima Legge
Negli ultimi due annetti ho visto spuntare in libreria i volumi di questo Abercrombie. Sorvolando sul fatto che a sentire questo nome mi torna sempre in mente il cagnolino del Vincent di Burton (è il suo primo cortometraggio, qui a 2:08 trovate il povero Abercrombie), mi ispirava, così, per una volta che trovo l'inizio di un ciclo (capitano sempre il secondo, il quinto, il decimillesimo volume ma il primo mai -_-), ho colto l'occasione per comprarlo.








Un'altra trilogia. Con questa sono andata a ritroso: prima ho acquistato l'ultimo volume, poi quello di mezzo e finalmente, qualche giorno fa, il primo. Essendo un libro destinato all'uscita in edicola di qualche anno fa, disperavo di poterlo trovare senza ricorrere all'acquisto online. 
Non era una priorità, ma l'idea di non poter leggere i volumi che già avevo a casa per amor di cronologia mi dava un certo fastidio. Ma il colpo di fortuna arriva a chi sa aspettare, così adesso un altro ciclo è concluso sui miei scaffali e aspetta solo di essere letto :)







I primi tre volumi del ciclo di Yashim, eunuco di corte nella Costantinopoli del XIX secolo.
Era da un po' che giravo attorno al primo volume, L'albero dei giannizzeri, ma a conti fatti il librone conviene di più (tre volumi da 12,50€ ognuno contro il mattone da 19€). 
L'ambientazione turca mi ispira. Anche se sono libri totalmente diversi, mi tornano alla mente Il mio nome è rosso del Nobel 2006 Orhan Pamuk, Il giardino delle favorite di Katie Hickman e un pochino anche La ragazza color dell'alba di Alev Lytle Croutier.

E qua viene fuori il mio lato fangirl. Tre anni or sono leggevo Il risveglio (capostipite del ciclo) e ora eccomi qua a comprare l'undicesimo volume della saga della Confraternita del Pugnale Nero
Per i miei tempi biblici, aver letto nove volumi in tre anni è quasi da record e, visto che l'edizione Rizzoli di questa saga esce a una media di un volume ogni sei mesi, mi centellino i singoli libri leggendone uno o due all'anno in modo da essere sempre un pochino indietro rispetto alla pubblicazione. 
Questo sarà il volume di Qhuinn e Blay (ogni libro si incentra su una coppia) e solo l'universo sa da quanto lo stavo aspettando. Però non lo leggerò subito, pregusto il momento buono.
Tornerò assolutamente a parlare della Confraternita, perché è un ciclo che adoro, devo solo decidere come esattamente ;)


Ta-daaaan! Gli acquisti delle ultime due settimane terminano qui ma, alla velocità con cui compro libri io, ci saranno presto altri post librosi, poco ma sicuro 
                                                                               

venerdì 4 luglio 2014

I love Clazziquai


Proprio non mi ricordo come, a suo tempo, scoprii i Clazziquai. Forse tramite qualche drama, forse spulciando Wikipedia, forse cercando info su qualche altro gruppo musicale. Boh. Fatto sta che li conosco e che mi piacciono davvero un sacco. 
I Clazziquai sono un gruppo musicale sudcoreano composto da tre membri:





Alex, il vocalist maschile








                                                                              Horan, la vocalist femminile









DJ Clazzi, che si occupa della musica





Mi hanno colpito perché sono particolari nel panoramama musicale coreano in cui dominano un pop più classico, un mucchio di ballate sentimentali e tanto hip hop. I Clazziquai sono sperimentali, personalmente apprezzo le loro influenze elettroniche. 
Anyway, ieri pensavo a questo post perché, mentre camminavo per città con le cuffiette nelle orecchie, ascoltavo una delle loro canzoni. La magica terna con cui inizia il loro primo album, Instant Pig, è stupenda. Mi stupisco tutte le volte di quanto mi piacciano questi tre brani, perciò ve li ripropongo anche qui su Bluebook assieme alla traslitterazione del testo e alla sua traduzione in inglese :)

Traslitterazione e traduzione qui                   


      Qui non c'è proprio niente da traslitterare XD
      perciò ecco il testo.

Per i curiosi ecco qua il sito ufficiale dei Clazziquai. Good luck, perché è in coreano XD

Intanto buon ascolto!

Books! Books everywhere!

Io compro libri. Vagonate di libri. Non è che lo faccio apposta, è solo che quando passo vicino a una bancarella o a una libreria sento tante flebili vocine che mi chiamano imploranti supplicandomi di dare loro una chance. Il portafoglio piange, ma non c'è modo migliore per farlo tacere che spendere per un libro. Perciò compro e accumulo, metto tutto da parte con l'idea che un giorno ogni pagina verrà letta. 

Lo spazio nella mia camera è drasticamente ridotto perché, be', ci sono libri sulle mensole, libri sotto la scrivania e sopra la scarpiera, libri nei cassetti, libri nell'armadio, libri in scatole da scarpe imbucate strategicamente sotto ai termosifoni. Se ai libri aggiungiamo i fumetti poi, la situazione si fa allarmante. Sono arrivata a impilare i libri gli uni sugli altri in doppie e triple file e a usare mucchi di libri come comodino accanto al letto (è il gruppo dei "papabili", ossia di quelli che mi ispirano di più e che è probabile che legga prossimamente).
Conservo gelosamente anche i libri che ho detestato o che non mi ispirano per niente (si sa mai che in futuro cambi idea). Catalogo tutto con scrupolo su aNobii (prima di scoprirlo avevo un foglio Excel) e mi segno le letture su dei fogli attaccati alla porta della stanza. 
In parole povere rasento la maniacalità.

Nonostante tutto, continuo ad accumulare. E infatti nell'ultima settimana ho portato a casa diversi nuovi titoli.

Un paio di giorni fa il piazzale vicino a casa mia si è riempito di bancarelle (festa del patrono di quartiere). Tra abiti smessi, chincaglierie e cianfrusaglie di ogni tipo, io sono andata a caccia di libri usati. E nonostante lo scarso quarto d'ora che ho potuto dedicare all'evento, ho ugualmente avuto fortuna e comprato per pochi spiccioli questi libri:







Il nuovo (non più tanto) libro della Rowling orfana di Harry Potter.
Ho letto un sacco di commenti contrastanti su questo titolo ed è nata spontanea la curiosità di leggerlo per decidere da me se merita oppure no.



Alle superiori ho studiato spagnolo. In terza liceo la mia professoressa decise di assegnare a ogni studente un romanzo diverso in lingua originale, e verso la fine dell'anno a ogni lezione uno studente avrebbe dovuto esporre una relazione sul libro letto.
Al momento di scegliere il libro, la prof. aveva sparpagliato tutti i candidati su un banco. Apparentemente mi aspettava una lotta all'ultimo sangue: tutti gli scolari (notoriamente sfaticati quando si tratta di studiare) si sarebbero buttati sui libri più sottili e con meno pagine per ottenere il bel voto col minimo sforzo possibile. Negli occhi dei miei compagni luccicavano scintille di sfida che preannunciavano il tuffo sul banco a caccia del libretto più breve possibile.
Io non facevo testo. Avevo immediatamente messo gli occhi sul libro più grosso che c'era. Circa 500 pagine in formato tascabile con una copertina accattivante (cioè questa): era una sfida personale. Neanche a dirlo, tutti i miei amici si tennero alla larga dal tomo, che finì senza problemi in mano mia.
Non rileggo questo libro da allora ma, a suo tempo, lo adorai. E' un libro che parla di letteratura e, in generale, di libri, parla di Dumas e dei Tre moschettieri, parla di libri esoterici e rituali demoniaci, e il tutto è amalgamato in un romanzo giallo che in diversi punti tiene il lettore sulle spine dalla tensione. Il mio nickname, Fargas, viene da questo libro, perché l'ho rubato al personaggio che mi era piaciuto di più.
Ora sono probabilmente una lettrice più navigata, ma quella volta questo libro mi aveva folgorata. Restituii la mia copia alla biblioteca della scuola davvero a malincuore e, dopo di allora, per anni ho cercato l'edizione spagnola nelle librerie in giro per la città. Qualche tempo fa sono riuscita ad acquistarla con l'intento di rileggere El club Dumas e, anche se ho già letto questo libro e se ho la versione spagnola, spendere la ridicola cifra di 1€ per avere anche la traduzione italiana non mi è parso un brutto affare u_u







Il primo romanzo di David Foster Wallace. Anche se ho altri suoi titoli che aspettano da tempo di essere letti (tra cui Infinite Jest), è un autore che vorrei approfondire, perciò aggiungo alla pila pure questo.











Da qualche anno leggo anche romanzi rosa. Prima li avevo sempre snobbati (colpa di due orridi residuati bellici della gioventù di mia madre che avevo trovato da ragazzina sepolti in camera mia).
Sveva Casati Modignani è uno di quei nomi che nell'ambito dei romanzi rosa italiani prima o poi sbuca fuori, un po' come Liala, Carolina Invernizio o Maria Venturi. Prima o poi ci si passa semplicemente perché, a furia di sentirli, sorge la curiosità. Così per levarmi lo sfizio ho comprato anche questo Come vento selvaggio.






Vabbè, dubito che questo abbia bisogno di presentazioni. Chiariamoci, il mio spirito è per le materie umanistiche e l'economia proprio non mi si addice. Ma tentare di riempire le lacune non può farmi che bene e questo è proprio un signor saggio.
La mia edizione spalma quel chiletto lungo 1500 pagine (alla faccia delle edizioni tascabili). Onestamente non so se riuscirò mai a leggerlo, ma di sicuro farò qualche tentativo.
E poi vogliamo mettere l'effetto esilarante di acquistare praticamente insieme un saggio di economia e un romanzo rosa? Rido ancora se ci ripenso XD





Gli acquisti di oggi li rimando al prossimo post (sarebbero anche le due del mattino e la stanchezza avanza). Stay tuned! :D

mercoledì 2 luglio 2014

Una nuova avventura!



Non pensavo che avrei mai aperto un blog tradizionale, un vero e proprio diario online in cui lamentarmi o gioire degli alti e bassi della mia vita. E, a dire il vero, apro Bluebook con un intento leggermente diverso. 
Finora ho cercato di condividere le mie passioni tramite il mio personale profilo Facebook, un altro blog creato ben prima di questo e un forum che ho frequentato per 3 anni assiduamente. Ecco che cosa ho imparato. 

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Con Facebook ho sempre usato il mio profilo personale, quello con il mio vero nome, quello in cui aggiungere tra gli amici persone con cui intrattengo un rapporto diretto. Si presuppone che, essendo amici miei, dobbiamo avere qualcosa in comune, e spesso è così, ma ho interessi diversi ed è difficile condividerne più un paio con la stessa persona, costringendomi a selezionare di volta in volta con chi parlare di cosa. E fin qui tutto normale, Pirandello un secolo fa aveva capito come gira il mondo ben prima di me u_u 
Il punto è che, avendo a che fare sempre con le stesse persone, ci si costruisce un'immagine pubblica che finiamo per appiccicarci addosso e scrollarla via non è poi facile come può sembrare (si sa, tra il dire e il fare...). Pian piano diventa una gabbia che ci costringe ad agire come gli altri si aspettano che facciamo, proprio seguendo il modello offerto da quell'immagine. Cioè, se io fossi una darkettona a cui piacciono gli abiti neri, il trucco pesante e la musica emo, arrivare da un giorno all'altro vestita di fiocchi rosa e col sorriso a 32 denti potrebbe spiazzare chi mi conosce, quindi potrei decidere di non vestirmi fru fru per evitare commenti e pettegolezzi di chi mi conosce in tutt'altra veste.
Ergo, Facebook pone (a me personalmente) dei limiti.

Nel lontano 2010 (sembra passata una vita da allora), mi solleticava da un po' l'idea di aprire un blog per commentare quello che guardavo/leggevo, offrendo recensioni il più possibile oggettive per far conoscere in Italia opere mai giunte nel nostro paese o poco considerate. 
In un paio d'anni scrissi una decina di recensioni su libri, film e telefilm. Per quanto non siano capolavori letterari, vado fiera di quel mio piccolo lavoro perché so di averci messo anima e corpo, perdendo ore sulle ore a rispulciare le opere, cercare info, immagini, video e link e a controllare ogni minimo dettaglio, dalla grammatica alla veste grafica. 
Ogni articolo era una piccola impresa che richiedeva molto lavoro, soprattutto perché prendevo la cosa forse un po' troppo sul serio e cercavo sempre di scrivere in maniera non troppo personale, senza sbottonarmi, per mantenere una parvenza di serietà e neutralità.
Ecco, tutta questa serietà rendeva la scrittura un'operazione faticosa (più di quanto già non sia) e avevo sempre meno voglia di prendere in mano il prossimo libro da recensire sapendo che avrei dovuto spenderci un sacco di tempo ed energie. 
Attualmente il blog è ancora aperto ma non viene aggiornato da più di un anno e non ho ancora ritrovato la voglia di metterci le mani. Comunque non lo considero un esperimento fallito, anche se non pubblico da tempo potrei sempre tornare a farlo in futuro, quindi nella mia testa è ancora un progetto attivo, sebbene sembri abbandonato. 
Quindi anche il vecchio bloggo (per come l'ho impostato io) mi pone dei limiti.

Un anno dopo l'apertura del vecchio bloggo, nel luglio 2011 venni accalappiata su Facebook dal creatore di un forum sempre in cerca di nuova linfa per il suo piccolo regno. Non avevo mai partecipato a un forum, ero una di quelle che li usava per cercare informazioni, consultando le discussioni interessanti senza alcun intento di iscrivermi o di postare delle risposte. Fu un guizzo d'impulsività e mi registrai. 
In breve tempo ero dentro, facevo parte della community. Era un forum piccolo e dopo poche settimane conoscevo tutti e tutti mi conoscevano. Era una bella atmosfera, così intima nonostante fosse un luogo pubblico, e anche abbastanza vivace: ogni giorno c'era tanto da leggere e tanto a cui rispondere. Meno di un anno dopo ero moderatrice. 
Non starò qui a perdermi raccontando dettagli sulla gestione o sugli utenti. Basti sapere che in un modo o nell'altro anche quel posto mi era diventato stretto e alla fine ha chiuso del tutto poco tempo fa, facendo sparire per sempre tutte le mie parole scritte su chissà quanti argomenti. Era quasi inevitabile ma è stato lo stesso un enorme dispiacere. 
Comunque alla fine anche quel forum se n'è andato e io mi sono ritrovata orfana. 

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Date queste esperienze, le mie conclusioni sono che: mi serve uno spazio dove potermi esprimere senza ostacoli di sorta, senza persone di cui dovermi preoccupare, senza regole da rispettare (nei limiti dell'informatica e di Google XD). Uno spazio in cui poter parlare di tutte le cose che catturano il mio interesse senza dovermi limitare a un solo argomento. Uno spazio da non prendere eccessivamente sul serio, dove poter postare un papiro come due righe, dove poter condividere le immagini di quello che creo e i motivi per cui l'ho creato, dove poter commentare tutto quello che fa parte della mia vita intellettuale e, in parte, anche quella personale, dove poter raccontare le mie illuminazioni a ciel sereno ed epifanie improvvise (anche se non gliene frega niente a nessuno), solo per il piacere di far sapere al mondo che sono giunta a quelle conclusioni. Uno spazio per creare un archivio datato e consultabile a piacere della mia vita interiore, di quello che penso e che faccio, e che molto spesso non condivido con nessuno semplicemente perché a nessuno interessa e anche perché faccio un po' fatica ad aprirmi con le persone. Parlare di tutto quello che considero importante ma che la gente di me non vede.

Quindi sì, da una parte Bluebook offre spazio alla mia vita personale e apre una piccola breccia nel mio muro di riservatezza, ma dall'altra accoglie anche tutto ciò che non ho mai avuto problemi a divulgare e per cui mi piacerebbe raccogliere del feedback. 
Non sarà rigido come il vecchio bloggo né intimo come un diario vero (anche da ragazzina non ho mai avuto la costanza per portarne avanti uno più di qualche mese -_-), non sparirà dalla rete finché non sarò io a volerlo (e dubito che mai lo vorrò, sono una che conserva tutto) e spero mi permetta un'apertura che non ho mai sperimentato prima.

Buttiamoci.