mercoledì 9 luglio 2014

Dimmi che è vero

Un annetto e mezzo fa mi sono imbattuta in un romanzo m/m. Pur leggendo fanfiction yaoi e altro materiale originale online da anni, non avevo mai preso in mano niente di effettivamente pubblicato da una casa editrice. Il romanzo mi è piaciuto tantissimo (era Promesse di Marie Sexton) e, tra i vari tentativi di ampliare la mia conoscenza del genere, qualche giorno fa ho letto un altro ebook della stessa casa editrice, Dreamspinner Press
Il libro in questione è Dimmi che è vero di T.J. Klune.




Qualche info:

TITOLO: Dimmi che è vero
AUTORE: T.J. Klune
EDITORE: Dreamspinner Press
ANNO: giugno 2014
PAGINE: 398
FORMATO: ebook
TRADUTTORE: Claudia Milani





Il libro è narrato in prima persona dal punto di vista di Paul Auster (sul serio si chiama così! Come lo scrittore! XD), impiegato di un'azienda assicurativa, bello in carne, tragicamente ingenuo, logorroico, imbranato e di buon cuore. Il suo problema? E' completamente privo di fiducia in se stesso. Non si sente mai adeguato, in parte per il suo aspetto fisico e in parte per la sua timidezza con le altre persone. Quando si sente a disagio comincia a parlare a vanvera citando cose fuori contesto come se parlasse tra sé e sé e finisce per fare la figura dell'idiota. Perciò il suo piccolo mondo sicuro si limita alla casetta che condivide con un cagnolino a due zampe chiamato Rotelle, all'amico Sandy, drag queen e star locale conosciuta col nome di Helena Handbasket, e alla soffocante, assurda e premurosa famiglia composta da madre, padre e nonna.
Una sera, durante uno degli spettacoli di Helena nel club gay della città, Paul si sente osservato e si ritrova addosso gli occhi di un ragazzo stupendo che lo fissa tra il pubblico. Sfiga vuole che Paul gli sputi addosso del whisky (lunga storia... non sto a spoilerare) e a fine serata Paul se ne torna a casa solo come sempre.
Ma un paio giorni dopo arriva in ufficio un nuovo dipendente, che altri non è che il misterioso bellone del club. Che a quanto pare si chiama Vincent Taylor e ha deciso di fare a Paul una corte spietata (nonostante il whisky!).
Paul non si capacita: com'è possibile che un ragazzo così bello, che potrebbe far cadere ai suoi piedi chiunque, voglia uscire proprio con lui, cicciottello e imbranato? Ma Vince è più che deciso e pare proprio che Paul non avrà scampo :)
E questo è solo l'inizio. Le cose poi si evolvono in fretta, anche grazie all'ingerenza nella vita dei due delle rispettive famiglie.

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Non ridevo così tanto leggendo un libro da un po' di tempo. A leggerlo così, in estate, di notte e con la finestra spalancata, le mie risate si saranno sentite fino al palazzo di fronte XD
In pratica la trama si srotola attraverso una carrellata di sensazionali figuracce del protagonista. Paul trova sempre il modo di rendere una conversazione o una situazione davvero imbarazzanti,  roba da volersi seppellire vivi per aver buttato la vita sociale alle ortiche. Di certo all'effetto esilarante contribuiscono anche gli altri personaggi, specialmente i dialoghi tra la madre, il padre e la nonna. E anche Vince è lungi dall'essere il macho perfetto che appare inizialmente agli occhi di Paul.

Il linguaggio è gratuitamente volgare. E gratuitamente vuol dire che in gran parte del libro si poteva ottenere lo stesso effetto comico senza usare parolacce o senza fare riferimenti espliciti al sesso o a parti anatomiche. Chiariamoci, il linguaggio volgare anche ci sta se caratterizza un pg in particolare, un ambiente culturale o sociale specifici, insomma deve avere un motivo, altrimenti è solo volgarità gratuita che non aggiunge proprio niente al libro che sto leggendo, anzi, casomai è d'intralcio. Infatti qui mi ha dato un po' fastidio, specialmente all'inizio. 

Ma sorvolando in generale sul linguaggio, l'altra cosa che non mi è piaciuta è che talvolta gli sproloqui di Paul sono davvero eccessivi. Troppo lunghi per poter reggere senza un moto di stizza un dialogo senza senso. Un po' di nonsense va bene, fa capire al lettore la personalità di Paul e la sua tendenza a straparlare, ma qui si tratta di paragrafi interi che vengono quasi subito a noia. 

Le figuracce rovinano l'atmosfera anche nelle scene serie o drammatiche (ci sono anche quelle). Non è la fine del mondo, anche se l'ho trovato un attimino spiazzante.
Situazioni e personaggi sono poco realistici, però non credo che abbia davvero importanza in questo caso.
Non è di certo fondamentale, ma la copertina è atroce. Veramente brutta. Sembra l'esperimento di un novellino con Photoshop. E vabbè, tanto una volta superata la prima pagina non la si vede più.

Prima di iniziare la lettura, consiglio caldamente la visione di un film, Kiss Me (in originale She's All That), commedia adolescenziale del 1999, in cui Zack, ragazzo più popolare della scuola, scommette con gli amici che riuscirà a trasformare Laney, sfigata con la passione per l'arte, in una ragazza alla moda e desiderabile, facendole scalare la vetta della gerarchia liceale. Vi lascio immaginare il finale.
La visione pre-lettura è quasi necessaria per i continui riferimenti di Paul a Freddie Prinze Jr., l'attore che interpreta Zack. Il nostro antieroe conia il verbo "freddiprinzejuniorizzare" per dire che non crede alla sincerità dell'approccio di Vince nei suoi confronti e che si aspetta da un momento all'altro di scoprire di essere stato bellamente preso in giro (il titolo la dice lunga).
Con mia somma fortuna, io conoscevo il film da un pezzo ben prima che Dimmi che è vero fosse anche solo abbozzato, ma immagino che senza conoscere la trama della pellicola i riferimenti non siano granché chiari, ergo guardatevi il film (alla peggio è sufficiente questa breve spiegazione per evitare problemi durante la lettura).

Alla fine mi sono comunque divertita a leggerlo. E' passato in una notte e mi ha sollevato il morale facendomi rotolare dal ridere
                                                  


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